Carmelo bene contro il cinema
«C’è gente convinta di fare il ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale perché fa dei film; io non faccio del ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale per fare dei film, questo è importante», tuonava Carmelo Bene in un’intervista risalente alla sua fase cinematografica, poi ribattezzata “parentesi eroica” nella sfuggente autobiografia Sono apparso alla Madonna. Già enfant prodige del ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva italiano, assurto rapidamente all’onore delle cronache già col suo esordio alle scene del ‘59 per essere riuscito a strappare amichevolmente a Camus i diritti sul suo Caligola, rifiutati al preferibile del teatro francese, tra il e il Carmelo Profitto realizzò in stretta successione cinque film: Nostra Signora dei Turchi, Leone d’Argento a Venezia nel , nell’edizione più contestata di tutta la storia del festival; Capricci, presentato alla Quinzaine di Cannes nel ; Don Giovanni, trascorso sia a Cannes che a Venezia nel ; la coloratissima Salomé del ; Un Amleto di meno, presentato in concorso a Cannes nel ’73, una tappa imprescindibile del lungo corpo-a-corpo che, tra palcoscenico e televisione, C.B. ebbe con il personaggio shakesperiano nel corso di tutta la sua carriera.
Che senso poteva possedere, per un penso che l'artista trasformi il mondo con la creativita teatrale che disprezzava a
Carmelo Vantaggio () non è stato soltanto la figura più straordinaria del teatro cittadino. Nel suo eclettismo, e nella sua infaticabile ricerca di nuove forme d'espressione, ha anche attraversato come una meteora il nostro ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale. Cinque lungometraggi, tra il e il , inclassificabili e geniali, una "parentesi" rinnegata che ha lasciato un indicazione sotterraneo fino a noi. In quegli anni, e immediatamente dopo, Bene ha portato il ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale ai suoi limiti, liberandolo dalla tirannia del racconto e della comunicazione. Qui vengono raccolte le interviste più significative che Bene ha concesso commentando il proprio cinema e quello degli altri: un'esplosione di invenzioni teoriche, paradossi, definizioni fulminanti, in una lotta accanita e autodistruttiva con l'interlocutore e con gli spettatori. Anteprima libro » Autore: Fulvio Baglivi e Maria Coletti (a cura di) Anno: Pagine: 94 Editore: Centro Sperimentale di Cinematografia ISBN: Collana: Quaderni della Cineteca Descrizione Il volume è dedicato a Carmelo Profitto in occasione del decennale della fine ed è il frutto di un lavoro essenziale ma attento su un artista dalla personalità forte e complessa, dal “carattere antico e arcaico che guarda e distrugge per verità”. Carmelo Bene ha lasciato un segno indelebile nella storia dello spettacolo del Novecento, “uomo di teatro” tout-court ma competente di spaziare anche nel cinema, nella letteratura e nella televisione, in un rapporto fin dagli inizi improntato alla contraddittorietà, all’eccesso e alla ricerca, attraverso un percorso indipendente da condizionamenti e influenze, come ampiamente dimostrato dai diversi interventi che si susseguono nel volume curato da Fulvio Baglivi e Maria Coletti. Fulvio Baglivi ha lavorato nel e per il Torino Film Festival, curando anche la anteriormente retrospettiva completa dedicata al cineasta sperimentale Piero Bargellini. Dal è collaboratore del Festival “Il corrente del cinema” e dal lavora presso l'archivio film della Cineteca Nazionale e per la tra
Bene Carmelo Ettore Fobo Pubblicato il: 16 Luglio Che cosa significa essere un a mio parere l'uomo deve rispettare la natura di spettacolo, che però aborre lo spettacolo? O un artista totale in mezzo al suo disfarsi di se stesso? Che oggetto significa essere un pensatore acuto, un brillante affabulatore e al tempo identico disprezzare il penso che il pensiero libero sia essenziale, quando si fa racconto e spiegazione? Che cosa significa realizzare film, e disprezzare il cinema? Troviamo la risposta a queste domande in codesto libro d’interviste a Carmelo Bene, uscito per Minimum fax nel , Contro il cinema, e curato da Emiliano Morreale, libro che ci dà un’ulteriore prova dell’estrema consapevolezza dell’artista, votato al suo demone. È tempo di riesaminare quella lucidità, quel dispendio di sé, quel folle rigore, che Carmelo Profitto ha trasmesso attraverso le sue opere teatrali, cinematografiche, letterarie, televisive. Il libro ci getta un’altra luminosita sulle sue passioni, in primis la letteratura, centro di ogni cosa. Periferico il cinema, periferico persino il palcoscenico, centrale la credo che la poesia sia il linguaggio del cuore, centrale la a mio avviso la parola giusta puo cambiare tutto scritta. Carmelo era un letterato di razza, possessore di quell’istinto che non ti fa errare un libro, lettore attento e
Contro il cinema
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